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Antroposofia

Il termine "antroposofia" non è stato coniato da Rudolf Steiner, ma è attestato fin dall'inizio dell'epoca moderna. Già nell'ultimo quarto del XVI secolo la parola viene utilizzata per indicare la conoscenza nell'ambito delle scienze naturali e anche la destrezza nel trattare le faccende umane. Durante il XIX secolo il termine fu in uso presso Schelling, Troxler e Fichte, i quali indicavano per mezzo di esso una scienza nuova, che bisognava fondar

I sei esercizi complementari

Padronanza della propria anima

Nell'opera fondamentale di Rudolf Steiner La scienza occulta nelle sue linee generali, pubblicata nel 1910, viene data un'accurata descrizione del cammino di conoscenza antroposofico. Qui si trovano anche i cosiddetti esercizi complementari, pensati per rafforzare e liberare l'Io.

"Ogni giusta disciplina indica alcune qualità che, per mezzo dell'esercizio, devono essere acquistate dal discepolo in cerca della via verso i mondi spirituali superiori; prima di tutto, la padronanza dell'anima sulla direzione dei propri pensieri, sulla volontà e sui sentimenti. Il modo con cui questa padronanza deve essere acquistata per mezzo dell'esercizio mira a un doppio scopo: da un lato l'anima deve acquistare con quel mezzo tale fermezza, sicurezza ed equilibrio da essere capace di conservare queste qualità anche dopo la nascita del secondo io; dall'altro, il secondo io deve venir provvisto di un viatico di forza e di fermezza interiore.

Per la disciplina spirituale è innanzi tutto necessario che il pensiero dell'uomo sia conforme ai fatti, obiettivo. Nel mondo fisico-sensibile la vita è incaricata di ammaestrare l'io umano all'obiettività. Se l'anima lasciasse errare qua e là i suoi pensieri a piacere, verrebbe ben presto corretta dalla vita, a meno di volersi mettere in conflitto con questa. L'anima deve conformare i suoi pensieri alla realtà dell'esistenza. [...]

L'anima deve diventare padrona non soltanto nel mondo dei pensieri, ma anche nel campo della volontà. Nel mondo fisico-sensibile è sempre la vita che si presenta come dominatrice, facendo sentire agli uomini questa o quella necessità, così che la volontà si sente stimolata a soddisfare tali richieste. [...]

Nei riguardi del mondo dei sentimenti l'anima del discepolo deve acquistare una certa calma; è necessario per questo che sappia padroneggiare l'espressione del piacere e del dispiacere, della gioia e del dolore. Si potrebbe temere di diventare insensibili e indifferenti al mondo che ci attornia, « non rallegrandosi della gioia e non addolorandosi del dolore ». Ma non si tratta di questo. Una cosa piacevole deve rallegrare l'anima, e una cosa triste deve riuscirle penosa. L'anima deve soltanto arrivare a dominare l'espressione della gioia e del dolore, del piacere e del dispiacere. Se si tende a questo, ci si accorgerà ben presto che invece di diventare indifferenti, si diventerà anzi più ricettivi di quanto prima non si fosse per tutta la gioia e il dolore che ci attorniano.  [...]

Per educare il pensiero e il sentimento vi è un altro mezzo, e cioè l'acquisto della facoltà che si può chiamare positività."

Rudolf Steiner, La scienza occulta nelle sue linee generali, o.o. 13, Milano, Editrice Antroposofica.