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Dalla filosofia all'espressione artistica

Dal punto di vista dell’antroposofia, esiste una sola forma d'espressione che può parlare direttamente alla vita affettiva dell'uomo senza privarlo del suo libero giudizio: essa è l'arte.
Non appena l'antroposofia ampliò il suo campo d'azione, prima limitato al pensiero, arrivò necessariamente all'attività artistica.

I membri della Società Teosofica si interessavano poco dell'arte, con grande rammarico di Steiner. Marie von Sivers aveva ricevuto a Pietroburgo e a Parigi una notevole preparazione artistica. Dalla collaborazione con Steiner sorsero una nuova recitazione e una nuova declamazione di cui dette frequenti esempi durante le riunioni serali della Società. I suoi saggi portarono nel movimento antroposofico l'impulso artistico. Da quei saggi iniziali si giunge per via diretta alle rappresentazioni drammatiche che, a Monaco, si aggiunsero ai corsi di antroposofia.

 

I misteri drammatici

Rudolf Steiner raramente aveva tentato l'arte. Solo nel 1910 cominciò a dar forma artistica a quanto portava con sé da più di trenta anni. Scrisse quindi, e mise in scena nell'estate dello stesso anno a Monaco, il primo dei suoi «Misteri» drammatici: «La porta dell'iniziazione». Gli attori erano dilettanti senza esperienza di teatro, a parte Marie von Sivers e alcuni altri. Durante i tre anni seguenti Steiner scrisse e fece rappresentare gli altri tre «Misteri» della tetralogia: «La prova dell'anima», «Il guardiano della soglia», e «Il risveglio delle anime».
I quattro drammi mostrano un gruppo di uomini e le loro spesso impressionanti esperienze con esseri spirituali e con le proprie incarnazioni passate: gli itinerari dolorosi che essi percorrono verso la conoscenza di sé stessi, verso la costituzione di una più cosciente comunità e verso una più consapevole azione al servizio di tutta l'umanità.
Ben presto si presentò la necessità di avere a disposizione un proprio edificio, con un grande teatro e con altri locali, non solo per potervi adeguatamente rappresentare i quattro drammi, ma anche per lo svolgimento di altre attività artistiche e scientifiche. Si cercò un terreno a Monaco, ma il tentativo fallì.

 

1913 – Il Goetheanum

Un privato offrì a Steiner un terreno a Dornach, presso Basilea. Egli vi si recò nel 1913 e accettò. Con ciò la Svizzera, uno dei pochi paesi dell'Europa centrale che verrà risparmiato dalle due guerre, divenne il centro del movimento antroposofico.
La responsabilità dell'intero progetto gravava su Rudolf Steiner. Egli vide con chiarezza che persino nei più minuti particolari della sua forma esteriore l'edificio da erigere avrebbe dovuto corrispondere in pieno alle speciali attività che il movimento antroposofico si proponeva di svolgere. Egli faceva spesso l'esempio del guscio di noce, il quale si adatta esattamente al frutto che contiene.
Le attività artistiche e scientifiche del movimento miravano ad un completo rinnovamento della cultura. Del pari la forma dell'edificio doveva parlare un nuovo linguaggio.
L'antroposofia è caratterizzata da una polarità, da una continua relazione tra il soprasensibile e il sensibile, tra spirito che dona e spirito che riceve, tra oratore e pubblico. Questa dualità « espressa in sentimento artistico, si materializza nella doppia cupola ». Al di sopra della scena doveva inarcarsi la piccola, sulla sala degli spettatori la grande. Il podio dell'oratore avrebbe dovuto trovarsi tra le due cupole. Rudolf Steiner non eseguì solamente il disegno di tali forme, ma ne modellò anche l'abbozzo.

La posa della prima pietra ebbe luogo nel settembre 1913. Durante la primavera seguente Steiner prese dimora a Dornach per dirigere personalmente i lavori. La copertura del tetto fu festeggiata nell'aprile del 1914. La sala avrebbe dovuto contenere mille spettatori. Le spese di costruzione furono di sette milioni di franchi svizzeri e furono interamente coperte da donazioni. Sopra due filari di colonne correva un architrave in legno scolpito. La ragione per cui colonne, zoccoli, capitelli, architravi, gli archi delle finestre ed una gran parte dei muri esterni ed interni fossero, come le porte, in legno era che lo scopo stesso dell'edificio esigeva forme piene di vita. A questo fine fu necessario un enorme lavoro collettivo. Durante la prima guerra mondiale poterono lavorarvi in pace uomini appartenenti a 17 nazioni.  Nell'interno del palcoscenico e della sala, lungo i due lati nord e sud, si innalzavano rispettivamente sei e sette imponenti colonne di legno, i cui zoccoli e capitelli presentavano una significativa progressione di forme generate l'una dall'altra. Rudolf Steiner aveva già ideato l'evoluzione di quei motivi nel 1907, cioè molto tempo prima che fosse stato dato inizio alla costruzione. Allorché li fece eseguire a Dornach (dove di sua propria mano cercò come meglio poter utilizzare lo scalpello) ne risultò una serie, che per la loro successione ricordava il principio della metamorfosi goethiana. Non che Steiner avesse proprio l'intenzione di «dimostrare» la giustezza delle concezioni di Goethe, ma volle tradurre nel dominio dell'architettura la visione che Goethe aveva avuto del mondo della natura: un ordine retto da una legge secondo la quale le forme viventi si evolvono procedendo le une dalle altre.

Tutto quanto aveva preparato l'antroposofia, come la forma della sua sede, legittimava il nome che Steiner diede alla costruzione, quando già si trovava in stadio avanzato: «Goetheanum». Le superfici interne delle cupole, sorrette dalle colonne e dall'architrave, erano dipinte con luminosi colori vegetali, secondo una particolare tecnica, anch'essa indicata da Steiner e da lui stesso praticata negli affreschi della cupola minore. Quelle pitture (insieme con le quattro finestre tripartite, aperte sia nella parete nord, sia in quella sud, che presentavano una gradazione di colori dal verde, all'azzurro, al viola sino al rosa) offrivano un singolare e meraviglioso accordo. Le vetrate, trattate con una tecnica di incisione usata per la prima volta, contenevano rappresentazioni figurative.

 

 

1 Aprile 1914 – chiusura delle cupole

L'euritmia e l'arte drammatica

Lo sviluppo del Goetheanum fu anche intimamente collegato con la nascita delI'euritmia. Steiner stesso dirà che, senza il Goetheanum, l’euritmia non avrebbe probabilmente raggiunto la sua piena formazione. L'euritmia non è una danza né una pantomima: è una nuova arte che vuole esprimere in movimenti precisi delle qualità sonore e verbali. Quando l'uomo parla o canta, egli dà forma all'aria che lo circonda; alla base di ogni suono, sia parlato che musicale, vi sono dei gesti e dei movimenti invisibili. Questa è la fonte dell'arte euritmica: tutto quanto nel linguaggio e nel suono è movimento nascosto. Essa rende quindi visibili il linguaggio e il canto.

L'arte della parola e l'arte drammatica, il lavoro già compiuto per la rappresentazione dei «Misteri» drammatici e l'euritmia, offrirono la possibilità di sviluppare nel Goetheanum una nuova arte teatrale. Dal 1915 Rudolf Steiner e Marie von Sivers (dal 1914 sua moglie) cominciarono a mettere ogni anno in scena qualche episodio del Faust. Durante le prove, Steiner stesso prendeva parte all’interpretazione. Nel 1924, avvalendosi dell’esperienza acquisita, coronò i suoi sforzi in questo campo svolgendo un corso per attori di professione su L'arte della parola e l'arte drammatica.

Il rappresentante dell'umanità

Nel primo Goetheanum doveva occupare un posto centrale una scultura in legno, che Steiner creò, dando con essa uno dei suoi più importanti impulsi artistici. Si tratta di un gruppo che rappresenta le tre forze cosmiche operanti nell'universo e nell'essere umano: forze di cui Rudolf Steiner ha spesso efficacemente parlato nei suoi libri e nelle sue conferenze. Avvalendosi dell'aiuto di una scultrice inglese, Edith Marvon, egli rappresentò quelle forze anche attraverso lo scalpello.

Lucifero è la forza che cerca di trasformare l'uomo in una creatura fatta solo di sentimento ardente e di egoismo. Arimane, al contrario, è quella forza che tende a fare dell'uomo un essere dall'intelligenza fredda, animicamente pietrificato. Queste due forze non agiscono soltanto nella sfera animico-spirituale, ma estendono la loro azione anche sulla materia: La prima Lucifero agisce dissolvendo, la seconda, Arimane, provoca l'indurimento. Tra questi due estremi è necessaria una forza armonizzatrice. Questa forza è impersonata dalla figura centrale del gruppo come il rappresentante dell'umanità: il Cristo, incarnazione dell'amore. Davanti al gruppo scultoreo avrebbero dovuto svolgersi alcune delle rappresentazioni teatrali.
Quando l'edificio fu distrutto dalle fiamme questo complesso non era stato ancora terminato e si trovava ancora nell’atelier. Oggi è possibile ammirarlo in un'apposita sala del secondo Goetheanum.

Il Goetheanum è un edificio dedicato all’arte, alla scienza e alla religione. Oggi questi tre domini della vita sempre più tendono ad allontanarsi l'uno dall’altro; Rudolf Steiner ha voluto mostrare che esiste una via per unirli di nuovo. Il Goetheanum era stato concepito come tentativo di tale sintesi. Serviva direttamente le arti e la scienza, e, indirettamente, secondo la maniera come queste venivano praticate, anche la religione. Se si vuole usare un nome più significativo per l'edificio del Goetheanum, lo possiamo chiamare, come Rudolf Steiner stesso lo definì « la casa della Parola, la casa del Verbo ».
Le indicazioni date da Steiner in materia di architettura furono vastamente applicate anche diverse abitazioni nei pressi del Goetheanum. Un altro ramo artistico che da Rudolf Steiner ha ricevuto dei nuovissimi suggerimenti è quello dell'oreficeria, che viene praticata nella scuola di oreficeria e gioielleria presso il Goetheanum.

L'attività di Steiner si estese a poco a poco per tutta l'Europa. I suoi viaggi all'estero divennero sempre più frequenti e le sue conferenze ebbero sempre più vasta risonanza. In Germania continuò ad operare durante quasi tutto il periodo della prima guerra mondiale, in particolare scrivendo nuovi libri.

Il rappresentante dell'umanità (8 m)