L'incendio del primo Goetheanum
Durante la notte del 31 dicembre 1922, poco dopo che l'ultimo uditore ebbe lasciato il Goetheanum, dove Rudolf Steiner aveva tenuto una conferenza, il custode notturno notò del fumo nell'interno dell'edificio. Il Goetheanum era in preda alle fiamme. Furono compiuti tentativi disperati per salvare l’edificio, ma il fuoco si diffuse rapidamente.
Una grande folla era accorsa dai luoghi vicini – i tram da Basilea erano pieni – per assistere al rogo. Al mattino Rudolf Steiner diede istruzioni per continuare il convegno nella falegnameria che era stata risparmiata dal tremendo incendio. Il programma previsto fu pienamente svolto. La sera tenne per i visitatori venuti da parecchie parti della Svizzera e da altri paesi la conferenza che era stata già annunziata e che fece precedere da alcune parole sulla catastrofe della notte precedente.
L'incendio del Goetheanum coincise con una grave crisi del movimento antroposofico. Insegnanti, teologi, medici, biologi, fisici, giuristi, economisti, storici, filologi: quanti avevano accolto l'antroposofia erano animati da zelo di pionieri. Nel caos del dopoguerra volevano porre le fondamenta di una nuova civiltà. Tutti quegli specialisti si concentravano troppo sulle proprie «specializzazioni» e perdevano di vista l’insieme. Quelli dotati di una più larga visione passavano da un «movimento affiliato» all'altro con l'idea di realizzarne il programma il più possibile: iniziavano un lavoro e presto lo abbandonavano. Anche i giovani facevano sentire la loro voce: molti, reduci dal fronte, entravano a far parte del movimento antroposofico ma dichiaravano, dopo aver visto come stavano le cose, che potevano intendersi con Steiner ma non con gli altri. Si ebbe una dispersione. Più di una buona volontà corse il rischio di arrendersi, di non approdare a nulla. Nel gennaio e nel febbraio del 1923 Rudolf Steiner ricordò a coloro che lavoravano nelle varie istituzioni derivate dall’antroposofia l’origine comune che ne aveva ispirato la fondazione. Nacque il motto che le figlie non dimentichino la madre. Nel 1923 si preparava a rinnovare la società antroposofica: quando il movimento antroposofico minacciò di perdersi in tanti gruppi separati poiché il contenuto centrale dell'antroposofia non veniva abbastanza approfondito, Rudolf Steiner individuò una sola via di uscita: la madre, l'antroposofia, doveva diventare un'organizzazione sul piano fisico, per far fluire i suoi impulsi nei movimenti affiliati e per rivelarsi nella sua realtà spirituale, cioè come fonte ispiratrice di tutte quelle attività esteriori. Così, per poter essere all'altezza dei compiti futuri fu necessario fondare di nuovo la Società Antroposofica.

Il Convegno di Natale 1923
A Natale del 1923, ottocento membri venuti da ogni paese si riunirono a Dornach, nella falegnameria. Essi costituirono il nucleo della Società Antroposofica Universale, la cui prima pietra fu posta da Rudolf Steiner il mattino stesso di Natale. Con quell'atto penetrò nei cuori dei presenti un contenuto spirituale che, nella maniera più libera, li avrebbe uniti per sempre. Albert Steffen riferì che in quell'occasione, «quanti parteciparono sono profondamente certi che la morte non può impedire la realizzazione di questa meta, ma che essa continua al di là della vita e della morte».
Considerata come fenomeno sociale, questa nuova comunità ha qualcosa del tutto particolare nella sua impostazione. Da essa deve essere escluso ogni elemento burocratico o esageratamente amministrativo. Conformemente al contenuto spirituale che si è riversato in essa, la Società Antroposofica Universale deve essere un'istituzione in cui domini l'elemento umano puro, dove l’importante è il rapporto tra uomo e uomo. Perciò essa non può avere statuti con programmi o obblighi restrittivi. I suoi principi devono essere, secondo l'espressione di Rudolf Steiner stesso, una «descrizione di fatti reali, che si evolvono come un essere vivente». La Società Antroposofica Universale è un’istituzione che apre le proprie porte a tutti, «senza distinzione di nazionalità, di ceto, di religione, di concezione artistica o scientifica». È sufficiente «considerare giustificata l'esistenza di una istituzione come il Goetheanum di Dornach quale Libera Università di Scienza dello Spirito» (par. 4 dei principi). La qualità di membro non comporta altri obblighi di quelli che si assumono con se stessi.
La Società Antroposofica Universale, nonostante il suo carattere aperto, è una comunità dove ciascuno può cercare ciò che gli sta maggiormente a cuore. Nell'incontro con chi ha le medesime aspirazioni si può vedere l'antroposofia non solo come un insegnamento, ma come Rudolf Steiner la descrisse una volta: un essere vivente che batte alla porta di ogni cuore umano e dice: «fammi entrare perché io sono te; perché io sono quanto di veramente umano è in te». Il lavoro antroposofico, in seno alla Società, deve far trovare a ciascuno l'antroposofia negli altri e in se stesso.